Cenni Biografici

  • I. ASTRATTISMO CLASSICO
  • II. LE CATTEDRALI DEL CIELO
  • III. I DISPONIBILI
  • IV. MESSAGGIO DEL SOLE
  • V. SEGNALI DELLA MEMORIA
  • VI. TATUAGGI
  • VII. MACCHINE DEL SOLE
  • VIII. IMMIGRAZIONI
  • IX. SPIRITUALITA'
  • X. ASTRATTISMO E CITAZIONE

Giuseppe Calonaci è nato nel '931 a Poggibonsi (Siena), dove tuttora risiede. I primi contatti con il mondo artistico li fa presso la Scuola d’Arte, nel vivace clima della ricostruzione nel dopoguerra a Poggibonsi e nella Val d’Elsa.
Formatosi nel clima del MAC (Movimento Arte Concreta), di Forma I e soprattutto del fiorentino Astrattismo Classico, Calonaci ha sviluppato la lezione astratto-concreta in un’ampia gamma di applicazioni tecnologiche e di soluzioni formali. Ha compiuto ricerche e realizzato opere con una visione progettuale a tutto campo, affrontando la pittura, la scultura, la grafica. La sua ricerca si è svolta per cicli, sempre contrassegnati da un titolo, che sintetizza il tema dominante. Sono le tappe di una riflessione sul linguaggio astratto che ha condotto all’individuazione di alcune forme simboliche primarie, come il cerchio radiante, ovvero il principio generatore di energia. Nel 1955 è ideatore della S.I.V.A., una fabbrica di smalti d’arte su acciaio, dove opera insieme a molti artisti fra cui Silvano Bozzolini, Pierachille Cuniberti, Gualtiero Nativi, Marta Pieraccini Bozzolini, Concetto Pozzati. Dal 1957 opera con le avanguardie fiorentine, nell’ambito degli sviluppi dell’Astrattismo Classico. Nel 1974, durante la personale al Palazzo Reale di Caserta, riceve dalla Società di Storia Patria e dal Comitato locale della Dante Alighieri, la medaglia d’argento “Luigi Vanvitelli”.

Nel 1977 viene premiato alla Prima Triennale d’Arte e Design di Prato, come giovane artista, insieme all’architetto Giovanni Michelucci. In occasione della personale del 1990 a Hot Springs, negli Stati Uniti, per meriti culturali viene insignito del titolo di Ambasciatore Onorario dell’Arkansas dal Governatore Bill Clinton e di Cittadino Onorario di Hot Springs dal Sindaco della Città. Partecipa alla costituzione del gruppo Esteriorizzazione, presentato nel 1992 nello storico caffè fiorentino delle Giubbe Rosse. Nel 1993 fonda a Castiglion della Pescaia il Cantiere delle Arti Visive e promuove con la Pro Loco l’annuale “Premio Piazzetta”. Nel 1996 riceve, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana, firmato Scalfaro e Prodi. Nel 1998 ottiene il Premio “Città di Poggibonsi”. Nel 2007 viene insignito Accademico delle Arti del Disegno dal professore Francesco Adorno, presidente della prestigiosa Accademia Fiorentina.
Si contano al suo attivo oltre 65 esposizioni personali in importanti gallerie pubbliche e private e oltre 100 rassegne in Italia e all’estero. L'attività artistica di Calonaci, oramai quasi quarantennale, si divide finora in 10 periodi: "Astrattismo classico", fino al 1969; "Le cattedrali", dal 1970 al 1972; "I disponibili", dal 1973 al 1977; "Il messaggio del sole", dal 1978 al 1981; "Segnali della memoria", dal 1982 al 1986; "Tatuaggi", dal 1987 al 1990; "Le macchine del sole", dal 1991 al 1998; "Immigrazioni", nel 1999; "Spiritualità", dal 2000 al 2001 ed "Astrattismo e citazione", cha ha caratterizzato la sua produzione sino alla fine del 2004. Per l'anno 2005 si annuncia un nuovo ciclo: "Popoli". Hanno scritto di Calonaci i più importanti storici dell’arte, con studi e testimonianze su numerosi libri, cataloghi, riviste e quotidiani.

Prima dei periodi (periodo formativo)
La formazione artistica di Calonaci avviene nel corso di un decennio, fino all'inizio degli anni Cinquanta. Dopo i rudimenti scolastici del disegno frequenta una scuola d'arte diretta dal pr. Pilade Moni, coadiuvato da altri professori che in quel momento risiedevano nella zona, pr. Otello Chiti.(Premio Biennale '32), pr. Lionello Buonamici (pittore proveniente da Parigi), pr. Sergio Manetti (operatore culturale), ed altri, Calonaci apprende notizie, conosce l'opera dei grandi maestri come Braques, Mondrian, Picasso, Kandinscki, studiavano, parlavano d'arte era una vera e propria accademia  vissuta nel dopoguerra  a Poggiorsini. Apprende poi nei laboratori artigiani e industriali le tecniche di lavorazione del vetro, della ceramica, dei metalli preziosi, dello smalto a fuoco ( che applicherà anche su ampie superfici in opere del periodo astratto successivo) e dell'incisione su metallo. Acquisisce autonomamente le varie tecniche della pittura e quelle della formatura, della fusione, della cesellatura applicate alla scultura e integranti la modellazione. I modelli di riferimento sono quelli della tradizione artistica  e della vita quotidiana. Esegue piccole tele, terrecotte, smalti su rame, incisioni su zinco, legni dorati con figure, danzatrici, nudi, santi,  attento alla tradizione bizantina e medioevale tascana delle pale d'altare e delle vetrate ma anche a temi che diremo etnografici e che includono aspetti della realtà contemporanea. La  scoperta  dei  grandi  maestri,  l'integrazione  delle  forme  astratte  nella  grande  libertà d'  immaginazione e  nella consapevolezza di costruire un'architettura di immagini che saranno poi successivamente le torri,  figure, forme e riflessioni su un' astrattismo concreto che segnerà molte tappe nell'avvenire.

I Periodo, Astrattismo classico, Fino al 1969
La seconda metà degli anni Cinquanta è il periodo dell'incontro con l'Astrattismo Classico fiorentino e della riflessione sul  linguaggio  astratto-concreto.  Le  ricerche  tecnico-formali  precedenti,  abbandonati  gli  agganci  iconografici tradizionali, convergono sul tema delle strutture astratte composte come architetture ora squisitamente geometriche ora di tipo segnico-simbolico. I problemi principali sono quelli della forma-struttura nello spazio, nell'orbita di un'astrazione geometrica che cerca possibilità di applicazione oltre gli ambiti consueti del dipinto o della scultura. Tra le partecipazioni più significative di questo periodo sono le mostre organizzate da Fiamma Vigo di "Numero", la galleria fiorentina che è stata un centro importante di incontro e di promozione delle ricerche astratte internazionali. Nel 1958 esegue un grande pannello in acciaio porcellanato "Torre blu" (mt.7x2) per lo stabilimento Siva.

II Periodo Le Cattedrali 1970 - 1972
La ricerca astratto-concreta nei primi anni Sessanta si incentra sul tema della "Cattedrale" come struttura modulare che consente variazioni architettoniche del cerchio, la figura geometrica che d'ora in avanti sarà primaria e dominante. Calonaci mira alla perfezione della forma e alla purificazione della materia in strutture omogenee e il raffinato registro tonale. Sono numerose le variazioni tecniche. Tra le più interessanti è la sperimentazione dei grandi pannelli in acciaio inciso, che consente di realizzare una triangolazione della luce con effetti optical di terza dimensione. Con gli acciai incisi si apre anche il capitolo della "sculture piane" che avranno un notevole sviluppo negli anni Settanta, Pur nella risoluzione squisitamente formale delle partiture, le "Cattedrali del cielo" evocano paesaggi immaginari dagli orizzonti che si proiettano all'infinito grazie a strutture aperte della composizione, alle ampie falcate delle pezzature luminose che sono le forme organizzate in architetture fantastiche, alla modulazione linearistica dei profili che da un nucleo centrale si trasmettono con moto ondulare alla periferia dell'immagine, e ne debordano quasi anelando a spazi ulteriori. In questo periodo si segnalano, oltre alle rassegne della galleria "Numero", le personali alla galleria "L'Indiano", curata da Lara Vinca Masini, e alla galleria del giornale "II Giorno" a Milano, entrambe nel '61. Nel 1971 viene inaugurata, a Barberino  Val  d'Elsa,  la  "Cattedrale  della  luce",  il  nuovo  stabilimento  dell'Arcobaleno  disegnato  da  Calonaci  e progettato dall'architetto Enzo Del Zanna.

III Periodo, I Disponibili. La meccanica delle forme piane,1973 - 1976
Ai primi anni Settanta, le strutture che già intuitivamente travalicavano il recinto della tela e suggerivano otticamente la tridimensionalità, si sviluppano in una nuova geometria che interessa sia la superficie sia lo spazio aperto e concreto della natura. Rispetto alla superficie Calonaci accentua la simulazione tridimensionale di forme a sagoma, che vengono organizzate  in strutture  semplificate  sul tema del  cerchio.  Un ulteriore  suggerimento  spaziale è  la definizione  in negativo del piano di fondo, che gioca ad incastro con i positivi. Rispetto allo spazio aperto, Calonaci realizza i cosiddetti "Disponibili", ossia strutture in cui il concetto di sagoma non solo viene decisamente identificato come oggetto tridimensionale e a tutto tondo, ma acquisisce la caratteristica della modularità che consente di variare la struttura nello spazio e di sviluppare formati anche monumentali, orientabili in rapporto alle coordinate esterne della luce, del sole, dei punti astrali ecc. Con i Disponibili la logica della pura forma geometrica viene decisamente integrata da una funzione simbolica sempre più leggibile in chiave solare, e sono evidenziati i valori dell'energia vitale che si identifica nelle linee di forza delle strutture radianti. In questo periodo assume una notevole importanza la ricerca di una tridimensionalità oggettiva. In questo periodo Calonaci tiene numerose personali, a Palermo, Roma, Bergamo, alle galleria "Giraldi" di Livorno e di Firenze, con testi in catalogo di Enrico Crispolti, Raffaele De Grada e Piero Santi. Alla galleria "Jacopo della Quercia" di Siena viene presentata la monografia curata da Corrado Marsan. Carmine Benincasa presenta la personale alla galleria "Rinascita" di Reggio Emilia.

IV Periodo Il messaggio del sole 1977 - 1981
La conquista dello spazio fisico con i "Disponibili" che si inseriscono nella natura, determina la decisa assunzione della traiettoria del sole come simbolo vitale. Calonaci riflette sul processo generativo della forma che trova rispondenze continue nella natura, ed è dunque sinonimo di vita. Le opere si sviluppano in modo serrato sul tema del Sole e del suo messaggio di vita. Lo schema compositivo è la struttura circolare impostata sulla diagonale, la quale è la linea tracciata dall'uomo e idealmente prolungabile sino a incrociare la traiettoria del sole, a fissare le coordinate di una struttura formale che dalla geometria celeste assume le misure per una città ideale. Le opere di questo periodo hanno l'aspetto delle planimetrie urbane, come progetti futuribili. Predominano in pittura i polimaterici policromi costruiti componendo sagome tridimensionali, in legni laccati e altri materiali a colori uniformi, montati a diversi livelli e con la tecnica della tarsia. Ma non  mancano le tele dipinte, i bronzi nelle sculture piane, le xilografie tarsiche colorate. In questo periodo sono a segnalare le personali al Palazzo Reale di Casetta, con la presentazione del libro "L'opera di Calonaci" di Flavio Quarantotto, alla galleria  "Senato" di Milano, presentato da Giuseppe Marchiori; le presenze francesi al "Salon des Réalités Nouvelles" a Parigi e alla Camera del Commercio di Avignone.

V Periodo Segnali della memoria 1982 - 1986
Dallo scorcio degli anni Settanta ai primi anni Ottanta, Calonaci si sofferma a riflettere su quelle forme che racchiudono nella loro semplice "architettura", straordinaria per bellezza e funzionalità, una sorta di sapienza costruttiva della natura. Sono fossili, sulle cui forme primarie pare registrato il lungo processo della selezione naturale e dunque la storia del mondo. La suggestione di questi reperti e di altri documenti di antiche civiltà inducono l'idea dell'opera come segno o scrittura cui affidare un messaggio destinato alla memoria del tempo. Saranno interventi labili, come la grande opera "Segnali della memoria" eseguita su una spiaggia in Maremma (1983) e cancellata in breve dal vento e dalla marea, oppure costruzioni durature concepite come veri e propri monumenti, come la "Porta della Pace" eseguita per la chiesa di San Giuseppe a Poggibonsi. Significativa, in ambito pittorico, è la tecnica del graffito con cui Calonaci fonde l'idea meccanica della struttura solare e la funzione comunicativa dei segnali della memoria, poiché per abrasione, dagli strati di diverso colore in cui consiste la materia pittorica, si ottengono tessiture di segni sovrapposti che sono una sorta di codice grafico, una "scrittura" evocativa dello spazio-tempo. In questo periodo sono numerosissime le personali e le rassegne in Italia e all'estero. Da segnalare la personale alla galleria "Sanvitale" di Bologna, presentata da Franco Solmi, le mostre in musei stranieri promosse dalla Quadriennale di Roma, la personale alla Fondazione Pagani di Legnano, le rassegne all'Istituto Italiano di Cultura di Montreal e alla Simon Fraser University di Ottawa. Nell'occasione dell'inaugurazione della "Porta della Pace" (1984) esce un volume con testimonianze critiche di Giulio Carlo Argan, Fortunato Bellonzi, Carmine Benincasa, Aldo Cairola, Enzo Carli, Enrico Crispolti, Giuseppe Marchiori, Eugenio Miccini, Gino Morbiducci, Tommaso Paloscia, Dino Pasquali, Flavio Quarantotto, Pierre Restany, Giorgio Segato, Franco Solmi e Giuliano Serafini.

VI Periodo I tatuaggi 1987 - 1990
È lo sviluppo sia concettuale che formale dei "Segnali della Memoria" nel corso degli anni Ottanta. Tutte le notizie ricevute, il nostro patrimonio genetico, la storia delle violenze come degli amori, i valori della vita, le ricchezze trovate e quelle sognate, le ricerche remote, le scoperte della scienza, le ipotesi del futuro: insomma, la storia dell'uomo dalle origini e quella che verrà sino alle soglie del tempo, è incisa sulla nostra pelle come un tatuaggio infinito, registrato nella memoria che va dalle scaturigini ancestrali alla dimensione del futuro, che l'immaginazione sa prefigurare e, dunque, anticipare come segno fantastico. Calonaci materializza codesti contenuti, realizza nuove geometrie, nuove forme, in un teatro in cui si rappresentano sincreticamente le fughe verso il passato e verso il futuro, sempre giocando su quella linea immaginaria che dall'opera, dalla scultura o dal dipinto segna la traiettoria dello sguardo verso il cielo e lo zenit solare, da dove continua ad attingere energia vitale l'uomo costruttore di macchine e di sogni. C'è una tensione ideale in questa lettura delle forme create come ipotesi di tatuaggi da intendersi in termini di storia, e dunque ancora di messaggi di civiltà che devono costituire per l'uomo un monito a non provocare disequilibri nell'ordine o nell'armonia degli elementi. In questo periodo Calonaci esegue dipinti, sculture, ceramiche, xilografie. Partecipa a rassegne e tiene mostre personali. Da segnalarsi la personale "Tatuaggi" tenuta all'Accademia dei Rozzi e di Siena e al Museum of California State College,  presentate  da Enrico Crispolti. Da ricordare  anche  le rassegne  al Grand Palais di Parigi,  le mostre alla Fondazione Pagani e al Castello di Volpaia di Taliaco, la performance "Tatuaggi" al The Ueno Royal Museum di  Tokyo. Nel 1987 viene inaugurato il monumento "La Porta del Lavoro" a Poggibonsi.

VII Periodo  Le macchine del Sole  1991 - 1996
Nel lavoro dallo scorcio degli anni Ottanta sino al presente, il principio dell'energia cosmica vitale si fissa nel concetto di "Macchina del Sole". È ciò che si muove e che vive di energia, funzionando come fosse una macchina costruita da un'intelligenza superiore, misteriosa, logica (fotosintesi, processo clorofilliano). Le piante e l'uomo, come tutti gli esseri viventi, hanno adattato il loro habitat in funzione di questa energia, ogni specie con la propria nicchia ecologica, che per l'uomo è stata la caverna, la casa, gli agglomerati di caverne e di case, la città. La città è simbolo di energia confluente nel dinamismo della vita collettiva, e dunque si possono immaginare città di "festa", di "sole", di "mare", di "terra", di "cielo". Ogni scultura, ogni dipinto si fa simbolo o veramente ideale progetto e modello di una "macchina-città del Sole",  come forma possibile di un'utopia costruttiva che indichi la nuova dimensione inventata dall'uomo con la complicità del sole. Calonaci lavora a questo tema con grande fertilità inventiva e con piena consapevolezza del linguaggio che, al di là di ogni schema culturale e di sterile collocazione estetica, esprime poeticamente un contenuto simbolico di alto valore civile, mentre elabora la forma assoluta della struttura visiva nello spazio, e anzi coinvolge lo spazio esterno  nella dinamica  delle forze  animate all'interno  della  composizione e  nella membratura  pluriplanare dell'opera. Un messaggio, questo, ribadito nella grande "Macchina del Sole. Pala della memoria" che è stata recentemente collocata a Tokyo per Enzan. Dell'intensa  attività espositiva di questi ultimi anni, segnaliamo  la personale  all'Art  Gallery Biot/co di Tokyo,  la personale alla Herr-Chambliss Fine Arts di Hot Springs nell'Arkansas, presentata da Nicola Micieli (in quella occasione è stato insignito da Bill Clinton del titolo di Ambasciatore onorario dell'Arkansas e di cittadino onorario di Hot Springs), la performance "In Vestito d'Arte" al Museum di Bali. Segnaliamo, infine, la grande antologica tenuta nel 1991 a Palazzo Lanfranchi, a Pisa, con il patrocinio degli enti cittadini e a cura di Nicola Micieli.

VIII Periodo Immigrazioni  1997 - 1999
Tra il 1996 e il 2000, quasi come un annunzio augurale del nuovo millennio, approdano nell'opera di Calonaci le Stelle nel deserto. Sono fiori di pietra disseminati sulle sabbie immote, reperti che come frammenti precipitati da un universo edificato in tempi immemorabili, testimoniano la presenza dell'uomo nel succedersi delle civiltà: cifre di una scrittura indecifrabile,  impronte  arcane  che  invadono  il  recinto  della  nostra  vita  e  lo  contaminano  con  la  loro  presenza suscitatrice di memorie. Calonaci ha chiamato "Immigrazioni" siffatti trasferimenti di senso dai figurati frammenti, in cui pare sedimentarsi in archetipo un vissuto plurimillenario, all'orizzonte del nostro vissuto J  personale e della nostra coscienza collettiva nuovamente attenta, nello scorcio di secolo e di millennio, ai messaggi esoterici delle reliquie, mistiche o pitagoriche che siano. Certo l'artista rimane affascinato dalla violenza estetica degli alieni frammenti che incrocia nel suo girovagare per il deserto. Lo colpiscono e lo incantano gli snodi e gli incastri dei piani dai nuclei generatori della forma plastica. Egli ama immergersi nella stratificazione della materia, che si fa tessitura di segni nella pittura, articolazione pluriplanare delle strutture plastiche nella scultura. Il messaggio dei frammenti astrali consiste per lui sostanzialmente nella seduzione della bellezza divina, intrinseca all'ordine formale di un oggetto in cui si rispecchia l'universo creato. Alla bellezza intravista egli innalza altari e brucia incensi, per catturarne l'ombra almeno nella fisicità dell'opera cui affidarsi intero, con la tensione ideale dell'anima e il carico vibrante del vissuto, nel quale ognuno potrà riconoscere un segno di sé, della propria storia. Tra le esposizioni personali si segnalano: Stelle nel deserto, Cripta del Museo dell'Opera del Duomo, Siena; Oriente e Occidente nelle peregrinazioni di Calonaci e De Canino,  Roof Garden,  Palazzo  delle Esposizioni, Roma, a cura di Ferruccio Ulivi; Immigrazioni, Palazzo Pretorio, Certaldo, e Via Crucis. Accadde nel 33 d.C. curata da Omar Calabrese e  con  la  presentazione  di  Marcello  Lazzerini, Museo  di  Santa  Maria  della  Scala,  Siena,  e  Palazzo  Comunale, Poggibonsi,  a cura  di Nicola  Micieli. Tra  le numerose  rassegne:  Contaminazioni,  Atelier  Arti Visive, Carrara,  e Occasioni di fine stagione,  ex Ospedale Psichiatrico di Iucca, a cura di Micieli;  Toscana in Arte,  Cripta del Museo dell'Opera del Duomo, Siena, a cura di Bruno Santi; Arte in vetrina, Cerreto Guidi, e Sette scultori nell'antico borgo, Rocca San Giovanni (L'Aquila) a cura di Corrado Marsan. Numerose altresì le sculture destinate a spazi pubblici: L'albero del fuoco, Parco dell'Intesa, Siena; La fonte del Sole, Casole d'Elsa; Porta d'Europa, Salceto, Poggibonsi.

IX Periodo   Spiritualità  2000 – 2001 (Giubileo)
II nuovo millennio si apre con una sorprendente serie di impegnative sculture in bronzo di soggetto sacro, nelle quali Calonaci felicemente contamina la sintassi formale astratta e il linguaggio espressivo della figurazione. Tra le altre opere, sono imponenti le quindici formelle della Via Crucis, per il parco monumentale di S. Agnese di Castellina in Chianti, e le  Porte dell'Anima  per la chiesa di Vico Alto, Siena.  La Porta della Pace  (1985) di San Giuseppe in Poggibonsi, la cui partitura astratto-simbolica evocava un ideale di concordia intrisa di sacralità, può essere considerata l'antefatto di queste opere. In esse per la prima volta Calonaci assegna alle strutture geometriche la funzione di costruire la scena ove si muoveranno i personaggi e di suggerire i luoghi e le situazioni della sacra rappresentazione. Calonaci contamina gli stili nella convinzione che il linguaggio scultoreo, quando si tratta di affrontare il tema sacro, deve significare, o forse meglio comunicare con l'evidenza visiva della raffigurazione e la tangibilità plastica della materia, il grande mistero della manifestazione del divino nella concretezza della storia. Non mancano gli accenti di intensa drammaticità nelle diverse stazioni della  Via Crucis,  contrassegnate tutte da una pungente osservazione dell'umana psicologia, essendo paradigmatica della condizione umana la passione corporale e spirituale del Cristo, che infine risorge librandosi nell'aria con il fluire ondulato delle vesti. Le ante chiuse delle Porte dell'anima, che appaiono come "sospese" nel vuoto perché ancorate alle lastre di cristallo del supporto, compongono un'aurea pala d'altare nella quale Calonaci ripropone la medesima riduzione della partitura astratta a scena della sacra rappresentazione. Nel senso che utilizza analoghi moduli geometrici per costruire un'architettura improntata alla tipologia dell'arco trionfale, simbolo e sintesi figurale, a un tempo, dell'universo creato, della chiesa di Cristo e della casa dell'uomo. Pur impegnato nella realizzazione di opere di grande respiro, Calonaci continua ad esporre la  Via Crucis  nella Sala Consiliare di Castiglion della Pescaia, nel Palazzo dei Vescovi di Pistola, nel Palazzo Panciatichi di Firenze, sede del Consiglio Regionale della Toscana, e nel Convitto della Calza, sempre a Firenze. Partecipa inoltre alle rassegne: Generazione Anni Trenta, "Museo Bargellini", Pieve di Cento, a cura di Giorgio Di Genova; Adrìano e le sue memorie, Centro Internazionale "Antinoo per l'Arte", a cura di Ferruccio Ulivi;  Le avanguardie italiane dal 1945,  Pinacoteca Civica, Follonica; Made in Italy. Six Contemporary artists, The Grace Museum Exibition, Abilene, USA.

X Periodo  Astrattismo e citazione  dal 2002
Bisogna ricordare che negli ultimi anni, e come organico sviluppo della ricerca, Calonaci ha affrontato con una certa sistematicità  il  tema  della  "citazione",  ossia  l'innesto  nella  partitura  astratta  di  inserti  figurali,  segni  e  simboli riconoscibili, e sono brani della realtà e del vissuto e reperti culturali incontrati nei suoi itinerari di viaggio attraverso le civiltà dell'uomo, delle quali Calonaci filtra le testimonianze culturali e artistiche. Le grandi sculture di ispirazione sacra sono di più evidente carattere figurativo. Nella pittura predomina l'astrazione simbolica. Si tratta, in definitiva, di depositi della memoria che agiscono attivamente nell'immaginario dell'artista e, di conseguenza, diventano i materiali costitutivi del suo laboratorio creativo, come le linee, le figure geometriche, i patterns decorativi abitualmente utilizzati in funzione puramente formale. Calonaci ha chiamato questo processo di incontro e di integrazione "Astrattismo e citazione". La sigla include in modo esplicito i periodi delle "Immigrazioni" e della "Spiritualità", ma implicitamente investe l'intera sua vicenda creativa, in quanto Calonaci ha sempre concentrato la propria attenzione di scultore e di pittore su quelle strutture formali nelle quali l'ingegno e la spiritualità dell'uomo trovano le loro sintesi significative. Ci soccorrono le parole dell'artista stesso: «Luoghi e opere, poste nella storia del mondo, testimoni di grandi eventi, contenitori inesauribili di notizie, immigrate dentro di noi per riemergere, e dar vita alla citazione. L'opera quindi metabolizza i concetti, li porta in un luogo diverso, i cui significati sono imprigionati in una soluzione estetica che oltrepassa l'immagine stessa».  La grande scultura cui è dedicato questo catalogo,  L'Angelo  che schiude il periodo "Popoli", è in questo senso uno dei momenti più significativi di "Astrattismo e citazione". Tra le personali di questi anni si ricordano Dalla forma pura alla contaminazione iconica, Museo San Pietro, Colle Val d'Elsa, Siena, a cura di Enrico Crispolti che cura un catalogo di ampia ricognizione critica dei periodi di Calonaci; Possibili convivenze,  Museo d'Arte Sacra, Certaldo;  Contaminazioni iconiche,  Le Lance Eventi, Fiesole, a cura di Francesco Gurrieri e Corrado Marsan; Museo di Arte Contemporanea Italiana in America, San Josè, Costa Rica. Tra le rassegne si evidenziano Come l'ombra, Archivio Generale di Stato, Roma, e Forme nel verde, San Quirico d'Orcia. E ancora “Calonaci, Città Verticali” a cura di Nicola Miceli, Enrico Crispolti e Corrado Marsan, Galleria dell’Accademia delle Arti del Disegno, Palazzo Pitti, Giardino di Boboli e Palazzo Medici Riccardi.